Il poeta sardo e il suo erede senegalese Una storia di amicizia e amore per i libri
Quando "tziu Cuccu" muore, la sua biblioteca non va perduta. A salvarla è Cheick Tidiane Diagne, un migrante africano sbarcato in Sardegna negli anni '90. Il loro è un rapporto da padre a figlio e così oggi sull'isola, accade di imbattersi nella bancarella di un corpulento signore dalla pelle nera che non vende artigianato africano, ma poesie sarde. E' la biblioteca di "tziu Cuccu"
di VLADIMIRO POLCHI
ROMA - "In Africa, quando un vecchio muore è una biblioteca che brucia". Tziu Cuccu fa l'editore. Gira la sua isola da costa a costa, seguendo le tracce delle gare poetiche sarde: un'antica e sfuggente tradizione orale, che lui vuole fermare su carta. Stampa i suoi libretti di poesie col ciclostile, sale su una vecchia Bianchina e se ne va per fiere e mercati. Quando tziu Cuccu muore, la sua biblioteca non brucia. A salvarla è Cheick Tidiane Diagne, un migrante sbarcato sull'isola negli anni '90. La loro è una storia di amicizia e di passione per i libri. Un rapporto da padre a figlio. E così oggi sull'isola, accade di imbattersi nella bancarella di un corpulento senegalese, che non vende artigianato africano, ma poesie sarde. E' la biblioteca di tziu Cuccu.
Il cacciatore di poesie. "Sono arrivato a Nuoro in un pomeriggio d'agosto del 1992 col trenino da Macomer - ricorda Cheick - fuori dalla stazione, ho incontrato un uomo anziano e col mio francese, misto con qualche parola d'italiano, gli ho chiesto di indicarmi dove potevo trovare i miei connazionali. Il vecchio mi ha guardato, mi ha preso per mano e mi ha portato in via Lamarmora dove si trovavano i senegalesi. Si chiamava Antonio Cuccu. Da quel giorno è nata la nostra amicizia e la mia scoperta del suo incredibile lavoro". Tziu Cuccu è un cacciatore di poesie. "Mio padre - racconta il figlio Vittorio - ha fatto un po' di tutto. Ha lavorato in miniera, ha fatto il pastore, l'agricoltore: insomma i
soliti mestieri che si fanno qui in Sardegna. E' stato anche in Germania. Quando eravamo piccolini, a me e mia sorella ci portava in bici alle gare poetiche". L'editore? "All'inizio lo faceva così a tempo perso. Aveva poco e niente da vendere: come faceva qualche soldo, andava in stampa e faceva dei nuovi libretti. Così, mano a mano, è andato avanti".
La "Valigia di Tidiane Cuccu". A raccontare la sua storia è un documentario ("La valigia di Tidiane Cuccu"), girato da Antonio Sanna e Umberto Siotto, che verrà presentato il 14 luglio alla Festa democratica di Cesena da Marco Paciotti, coordinatore del Forum immigrazione del Pd. "Antonio Cuccu - spiega nel documentario, lo studioso Armando Piras - mi disse che cercava i poeti, ma anche le persone anziane che gli avrebbero potuto raccontare le gare poetiche. Lui aveva capito che in queste gare c'erano ascoltatori attenti, che si trasmettevano le poesie da una generazione all'altra. Tutti ricordi orali, che lui trascriveva. Aveva una memoria formidabile per fare quello che ha fatto: mettere su carta tutte le gare dagli anni '50 ad oggi è stato un grande lavoro". Cuccu diventa presto un esperto, in grado di valutare rapidamente la qualità di ogni componimento. "Non si lasciava sfuggire nessuna manifestazioni di carattere popolare - conferma don Peppino Pes, il parroco che gli stampava i primi libretti - e la sua esperienza pluriennale lo aveva messo nella condizione di fare una selezione, per cui diceva "in tale posto manco ci torno perché sono burrumballa" cioè di poco conto e andava invece dove, a suo parere, il livello era più alto, come Raimondo Piras tanto per fare un nome".
Il vecchio sardo e l'erede senegalese. Gli anni rafforzano l'amicizia tra il vecchio sardo e il giovane senegalese. "Era come il rapporto tra un padre e un figlio", sostiene Diagne. Ma Cuccu ha una malattia, una fissazione: "Non vedeva altro - afferma il figlio Vittorio - la Sardegna era la cosa più bella sulla faccia della terra. Per lui c'era solo questo: salvare la lingua sarda e la sua cultura. Nient'altro". E quella malattia è contagiosa. Diagne lo segue e se ne ammala: "Ho iniziato a vendere i libri di tziu Cuccu quando lui già non c'era più. Mi ha chiamato sua moglie. La cosa interessante per me è di poter conservare la tradizione. In Senegal mi sono sempre domandato come mai non c'è una persona come tziu Cuccu, un personaggio che riscriva i racconti orali. Insomma quello che non posso fare in Senegal, sto cercando di farlo qui".Oggi Diagne ha ereditato la biblioteca di Cuccu, prosegue la ricerca e vende i suoi libretti di poesie sarde in giro per i mercati dell'isola. I più venduti? "I testi di Raimondo Piras - risponde Diagne - ma fra un paio di mesi sono pronto a stampare nuovi autori e nuove poesie tradizionali". Sempre sulla scia degli insegnamenti di tziu Cuccu: "Sono solo un tramite, non ho fatto nient'altro che credere in quello che faceva lui e cercare di continuare".
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